Acqua e Carbonio per il nostro futuro 1/2

 

 
 

 


Il suolo (… [1] [2] ) biologicamente attivo è in grado di trattenere grandi quantità di acqua (… [1] [2] [3] [4] [5] [6] ) e di carbonio (… [1] [2] [3] ).

La vita degli organismi terrestri e dell’uomo dipende dallo stato di salute di poche decine di centimetri di terreno.

E’ da più di 6000 anni che l’uomo ha iniziato ad arare il terreno, molti terreni venivano arati per seminare i cereali, molte zone, oggi aride, sono la conseguenza di quelle arature.

In un documento della FAO del 2021, si evidenzia che oltre l’80% delle terre agricole presentano condizioni di degrado dovute alla perdita della qualità del suolo, seguita dalla perdita di biodiversità e dall'esaurimento delle risorse idriche.

Le cause del degrado sono dovute a pratiche agricole che facilitano l'erosione del suolo da parte di acqua e vento, la perdita di materiale organico, la compattazione del terreno in superficie, la salinizzazione e l'inquinamento del suolo e la perdita dei nutrienti.   

 

L’aratura, eliminando la copertura vegetale espone il terreno, per periodi più o meno lunghi, all’azione diretta del sole, dell’acqua e del vento. L’assenza della copertura vegetale ha come conseguenza la diretta esposizione a:

 

 

 

sole: aumenta la differenza di temperatura giorno-notte con rapido disseccamento della parte superficiale.

 

 

acqua: si riduce la capacità di assorbimento e di resistere al dilavamento

 

 

 

vento: il disseccamento e la frantumazione della parte superficiale originano particelle che vengono facilmente sollevate e allontanate dal vento

 

 

 

Se poi a questo aggiungiamo l’uso di sostanze chimiche (concimi, e pesticidi) che agiscono negativamente sui microrganismi del terreno si completano le azioni che riducono la fertilità. Con la perdita degli strati superficiali diminuisce la materia organica e con essa anche la capacità di trattenere acqua, al tempo stesso si ha l’inversione del ciclo del carbonio, anziché essere accumulato viene rilascio in atmosfera.

L’incapacità del terreno di resistere agli agenti atmosferici innescano processi di erosione  (… [1] [2] [3] immagini  ), tutto ciò favorisce la lenta ma, spesso, inarrestabile desertificazione.

Si dà per scontato che la causa dell’inaridimento del suolo sia la mancanza di acqua, di fatto le cause più rilevanti sono costituite da alcune attività produttive dell’uomo: come le coltivazioni intensive che depauperano il suolo, il pascolo eccessivo che fa sparire la vegetazione e compatta la terra, la scorretta gestione delle risorse idriche, l’eccessivo abbattimento di alberi che trattengono lo strato più superficiale dei terreni, e queste sono solo alcune delle cause che portano al degrado del territorio.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dust Bowl – negli Stati Uniti è ricordato come un periodo catastrofico, fra il 1931 e il 1938, le gradi pianure che si estendono, nella parte centrale che va dal Canada fino ai confini col Messico furono devastate da numerose tempeste di sabbia. Erano la patria dei bisonti sterminati sul finire del secolo precedente, arrivati gli agricoltori iniziarono ad ararle distruggendo l’erba che da sempre ricopriva questi territori. Terre soggette a periodi siccitosi, il suolo scoperto si seccò sgretolandosi, tempeste di vento sollevarono immense nubi di sabbia che seppellirono case e interi paesi, gran parte della terra rimossa dal vento finì nell’oceano Atlantico (… img ).

 

Le Grandi Pianure coprono una superficie superiore ai 2.5 milioni di kmq, sul finire del 1934, circa 800.000 kmq erano da considerarsi a livello di deserto. In quegli anni Franklin Delano Roosevelt fondò il Soil Conservation Service (oggi Natural Resources Conservation Service)  con il compito di favorire le tecniche colturali che potessero recuperare e conservare il suolo.

 

 

L’aratura è il punto di partenza del degrado del suolo, l’eliminazione della copertura verde e l’esposizione agli agenti atmosferici favoriscono la diminuzione della materia organica e con essa si hanno modifiche dei cicli dell’acqua e del carbonio (… [1] [2] [3] [4] ), fondamentali per mantenere un suolo sano.

Le piante (alberi, arbusti, erbe) o meglio la foglia è il punto d’ingresso del carbonio verso il terreno. Con la fotosintesi clorofilliana (… [1] [2] ) le piante trasformano la CO2 in carboidrati che tramite la linfa vengono distribuiti al resto della pianta. La gran parte delle piante ha rapporti simbiotici con i microrganismi del terreno, in particolare con le micorrize dei funghi  (… [1] [2] [3] ). Il carbonio, attraverso le radici, sotto forma di carboidrati viene scambiato con varie sostanze minerali metabolizzate dai microrganismi e assorbite dalle radici.

Il sistema suolo è un analogo del nostro microbiota intestinale formato da un numero di cellule almeno 10 volte superiore a quelle che compongono il nostro corpo; il microbiota trasforma il cibo che mangiamo in sostanze nutritive assorbite dal nostro organismo. Qualunque sostanza che interferisce negativamente con il metabolismo del nostro microbiota finisce per compromettere la nostra salute.

La cooperazione fra piante e microrganismi del suolo permette di fissare enormi quantità di carbonio estraendolo dall’aria; Il suolo è un ambiente vivo, ma arature, monocolture, riduzione della copertura vegetale, sostanze chimiche come pesticidi e concimi ne riducono la vitalità finendo per contrastare il processo di fissazione del carbonio. Venendo meno lo scambio fra piante e microrganismi diminuisce la massa organica presente nel terreno, si riduce la capacità di trattenere acqua, si velocizza il flusso del carbonio che dal suolo ritorna in atmosfera portando in negativo il bilancio fra quello accumulato e quello rilasciato. Il terreno diventa più soggetto all’erosione, in quanto la perdita di sostanza organica, la mancanza di copertura vegetale ne facilita lo sgretolamento rendendolo particolarmente soggetto al dilavamento e all’azione del vento.

Nei terreni coltivati con utilizzo dei prodotti chimici quali pesticidi e concimi la presenza di microrganismi è molto bassa a causa della tossicità delle sostanze utilizzate. Il sistema pianta-radici-microrganismi-fissazione del carbonio è compromesso, il carbonio non si accumula, e quello presente tende a ritornare in atmosfera.

 

 

 

 

 

 

Le origini dell’agricoltura industriale le possiamo far risalire allo scienziato tedesco Fritz Haber che nel 1911 mise a punto il processo per la produzione di ammoniaca a partire da idrogeno e azoto. Nacquero i primi fertilizzanti sintetici grazie ai quali si ebbe un notevole  aumento della produzione agricola, ma accanto ad essi Haber mise a punto anche i primi pesticidi che inizialmente vennero utilizzati nella Ia guerra mondiale come armi chimiche.

Gli sviluppi tecnologici per combattere in guerra si riversarono sull’agricoltura che si trasformò velocemente; l’arrivo di fertilizzanti prima e poi dei pesticidi permise a molti agricoltori di aumentare in tempi brevi le rese dei raccolti. Bastava spargere queste sostanze sui terreni e non era più necessario preoccuparsi della loro gestione.

L’agricoltura diventò una catena di montaggio: monocolture e allevamenti intensivi divennero rapidamente la normalità, l’agricoltore si trasformò in un tecnico specializzato in una particolare attività. Sapeva tutto su come aumentare la produzione del grano o del bestiame ma ben poco su come conservare la fertilità del suolo a questo ci pensavano i concimi  ed i pesticidi che si occupavano di eliminare la concorrenze delle erbacce e degli insetti.

L’agricoltore abbandonò il terreno per salire sulle macchine e diventare un esperto di chimica, la graduale perdita di fertilità dei terreni veniva compensata dall’aumento dei fertilizzanti: nel 2020 sono necessari una quantità di fertilizzanti 3 volte maggiore che nel 1960 per ottenere  la stessa quantità di grano. La chimica ha mascherato la perdita di fertilità dei terreni

 

 

 

L’agricoltura moderna è dissociata dal terreno, le coltivazioni sono geneticamente sviluppate per resistere ai pesticidi e sfruttare al meglio i fertilizzanti utilizzati. Negli USA, la coltura principale è il mais da foraggio che è quasi ovunque trattato con glifosato (… [1] [2] ). E’ un potente erbicida che si è diffuso un po’ ovunque dall’acqua potabile al latte materno; ogni anno 1,4 kg di pesticidi per ogni americano sono distribuiti nei terreni e sugli alimenti (1,9kg in Italia). Centinaia di studi collegano l’uso di queste sostanze a patologie che colpiscono i bambini come ADHD (disturbo dell’attenzione, iperattività), tumori e malformazioni. Sempre più spesso vengono riconosciuti nei tribunali i legami fra queste sostanze e malattie come il disturbi e malattie che possono portare al cancro. Queste sostanze come uccidono i microrganismi, passando nel nostro cibo, continuano il loro effetto anche sui microrganismi presenti nel nostro intestino.

L’agricoltura industriale, dagli USA, si è gradualmente diffusa nel resto del mondo, si calcola che dal 1970 ad oggi si è persa almeno 1/3 della copertura vegetale dei terreni. La diminuzione della fertilità dovuta alla perdita di sostanza organica ha come conseguenza il rilascio di grandi quantità di carbonio nell’atmosfera. La perdita di copertura vegetale aumenta la temperatura del terreno che a sua volta velocizza il processo di rilascio della CO2.

Un suolo sano opera assorbendo acqua e C02, quando l’agricoltura si trasforma in industria dove monocolture abbinate a continui trattamenti chimici riducono la copertura vegetale, il terreno perde la capacità di trattenere acqua e CO2, si sgretola e diventa polvere dando inizio al processo di desertificazione. L’inaridimento è completato dalla pioggia e dal vento che agiscono erodendo e disperdendo la parte viva del terreno.

Suolo, piante e clima sono collegate, senza piante vive, la temperatura del terreno aumenta rapidamente, si ha una maggiore evaporazione che determina una rapida perdita di umidità del terreno, l’aria più calda e con minor umidità relativa si disperde avviando i processi di desertificazione. Al contrario la traspirazione delle piante (quando l’umidità esce attraverso le piante), oltre a conservare un terreno più umido mitiga la temperatura aumentando l’umidità relativa dell’aria, ciò crea un microclima che favorisce la formazione di piogge.

La misura di quanto detto è ben evidente se confrontiamo l’escursione termica in un terreno nudo e un analogo terreno coperto di vegetazione, questa può raggiungere valori doppi rispetto a quello coperto. Se aumenta la superficie a terreno nudo si finisce per modificare il microclima, ma se ciò avviene a livello mondiale di modifica quello del pianeta. I processi di desertificazione stanno interessando i due terzi dei terreni agricoli a livello mondiale.

La storia è piena di civiltà scomparse in conseguenza dell’aumento della popolazione e della degradazione dell’ambiente, oggi accade a livello mondiale, fame, immigrazione, disordini sociali, guerre sono la logica conseguenza di questo degrado ambientale.

Il nostro modo di nutrirci è alla base di questi fenomeni di degrado e se continuiamo su questa strada la diagnosi non può che essere molto negativa. Le Nazioni Unite, a questi ritmi, indicano che il terreno agricolo scomparirà in circa 60 anni.

 

Attraverso lo sfruttamento del terreno, l’agricoltura è da millenni che ha dato il via alla liberazione di CO2 nell’atmosfera, processo che ha portato all’aumento della popolazione che a sua volta ha amplificato i processi di sfruttamento del nostro pianeta. Oggi ci troviamo con livelli elevatissimi di CO2 che, con alta probabilità, determineranno rapidi cambiamenti climatici, una possibile soluzione è quella di invertire il processo riportando la CO2 nel suolo.

 

Questa strada passa forzatamente utilizzando ciò che noi continuiamo a distruggere: piante, arbusti, erbe e riportare gli animali al pascolo in maniera intelligente per catturare la CO2 e depositarla nel suolo. E’ un processo fattibile, non immediato ma fattibile, è una tecnologia che esiste da milioni di anni che cattura anidride carbonica dall’atmosfera e la deposita nel terreno ed è l’interazione fra piante e microrganismi presenti nel suolo. Per realizzare questo semplice processo serve la politica, proprio quella che a tutt’oggi ha semplicemente favorito l’aumento della CO2.

Nel 2015, a Parigi c’è stato il vertice delle Nazioni Unite sul clima (Cop21Paris), vi hanno partecipato 196 paesi per discutere su come affrontare il problema del cambiamento climatico. Fra i tanti discorsi, promesse e tante parole c’è stata una sola proposta concreta in grado di affrontare veramente la questione dell’aumento delle temperature, la proposta è stata fatta dall’allora ministro dell’agricoltura francese Stéphane Le Foll, tale proposta si basa su un progetto detto “iniziativa 4 per 1000” che ha per obbiettivo l’aumento del carbonio nel suolo.

 

Se si  riesce, a livello mondiale, ad aumentare il contenuto di carbonio del suolo dello 0,4% all’anno si catturerebbe l’equivalente di CO2 emesse dall’uomo nello stesso anno. Il suolo è in grado di incamerare enormi quantità di carbonio, quasi 3 volte quello contenuto dall’atmosfera e dalle piante.

 

30 paesi hanno aderito all’iniziativa, con l’obiettivo di agire sulle attività agricole in modo da indirizzarle verso tecniche colturali in grado di catturare carbonio dall’atmosfera.

E’ un’agricoltura a basso utilizzo di sostanze chimiche e di OGM che però non ha trovato la disponibilità di USA, India e Cina.

Anche se azzerassimo tutte le fonti di gas serra, in primis le fonti fossili, e passiamo all’utilizzo delle sole fonti rinnovabili ciò non cambierebbe niente per quanto riguarda la CO2 già immessa nell’atmosfera. Dall’inizio della rivoluzione industriale (1750) ad oggi abbiamo immesso CO2 per oltre 1000 miliardi di tonnellate più che sufficienti per l’evolversi dei cambiamenti climatici per i prossimi decenni. Parlare solo di ridurre le emissioni avrà ben poco effetto sulla dinamica già avviata se non si affronta il reale problema: la riduzione di CO2 presente nell’atmosfera! Lo possiamo fare, ma dobbiamo rifondare la nostra agricoltura, diffondere le tecniche che migliorano il suolo significa ridurre i fabbisogni di acqua e aumentare la sostanza organica del terreno favorendo i processi di cattura del carbonio. Ridurre la CO2 è possibile e solo così possiamo dare una speranza per il futuro del nostro clima.

 

 

Acqua e carbonio per il nostro futuro

Claudio Cerioni ott. 2021

la fonte principale è il documentario “Kiss the ground